Louis Vuitton: a 200 anni dalla nascita, la storia dell'uomo dietro la maison

2022-07-16 01:38:32 By : Mr. leo Huang

Tutti conoscono il brand Louis Vuitton e il suo celebre monogramma che, nel corso del tempo, è diventato emblema della maison. In pochi però sanno chi era il suo fondatore, di cui proprio quest’anno ricorre il bicentenario della nascita.

Per l’occasione la casa di moda francese ha lanciato una serie di iniziative volte a celebrare l’uomo visionario che, partito dal nulla, è riuscito a costruire un impero, un’azienda del lusso che ancora oggi è tra le più prestigiose del mondo.

Il 9 dicembre si è aperta la mostra itinerante “200 TRUNKS, 200 VISIONARIES: THE EXHIBITION” che vede protagonista il leggendario baule creato da Vuitton medesimo nel 1858 e reinterpretato da 200 talenti. L'esposizione si concluderà con un'asta di Sotheby's nel dicembre 2022, i cui proventi finanzieranno un programma di borse di studio istituito dalla maison.

Per il prossimo anno è prevista anche l’uscita della docuserie “Looking for Louis”, mentre è già possibile acquistare romanzo biografico dal titolo “Louis Vuitton, l’audacieux”, scritto da Caroline Bongrand ed edito da Gallimard.

Chi era dunque Louis Vuitton? Ripercorriamo la sua storia.

Nato il 4 agosto 1821 ad Anchay, un minuscolo villaggio nella regione montuosa dello Jura, a est della Francia, Louis Vuitton resta orfano di madre a soli dieci anni. Ne ha appena tredici quando decide di scappare di casa per raggiungere - a piedi - la capitale. Un viaggio lungo quattrocento chilometri che dura ben due anni, durante i quali per sopravvivere fa qualsiasi lavoro gli capiti.

Arrivato a Parigi nel 1837, grazie alla sua intraprendenza riesce a farsi assumere come apprendista da Romain Maréchal, il più prestigioso imballatore e fabbricante di bauli della città. All’epoca questo mestiere consisteva non solo nel realizzare scatole e contenitori, ma anche nel preparare e impacchettare il loro contenuto, incluse le voluminose crinoline degli abiti del tempo.

Louis Vuitton diventa in pochissimo tempo un artigiano molto apprezzato. Tra i clienti che si affidano ai suoi servizi c’è anche Eugénie di Montijo, futura imperatrice di Francia.

All’età di trentatré anni convola a nozze con la diciassettenne Clemence-Emilie Parriaux e decide di mettersi in proprio. È il 1854 quando, dopo diciassette anni alle dipendenze di Monsieur Marechal, apre il suo primo negozio al numero 4 di Rue Neuve-des-Capucines, vicino a Place Vendome.

L’imperatrice lo nomina suo “emballeur” ufficiale e gli apre così le porte dell’aristocrazia parigina. Il successo è tale che Louis decide di espandere l’attività aprendo un laboratorio ad Asnières. Ampliato a più riprese nel corso degli anni, viene distrutto durante il conflitto franco-prussiano e ricostruito poco dopo con la caparbietà di chi non vuole arrendersi mai.

Ancora oggi questo è il luogo in cui i prodotti della maison vengono creati: vi lavorano ben 170 artigiani, che progettano e creano articoli di pelletteria e ordini speciali per clienti di tutto il mondo.

Nel 1858 Louis Vuitton ripensa completamente i pesanti bauli dal coperchio bombato in uso a quei tempi. I suoi sono piatti e impilabili, realizzati con legno di pioppo - leggero ma al contempo resistente - e rinforzati sugli angoli con placche di metallo. Inoltre sono rivestiti in tela impermeabile e dotati di cassetti e scomparti completamente customizzabili.

L’amicizia con Charles Frederick Worth - il primo couturier della storia - gli consente di restare aggiornato sui cambiamenti della moda e di innovare costantemente le sue creazioni. Così, quando corsetti e crinoline cedono il passo ad abiti più snelli e pratici, inventa il “Wardrobe trunk”: un baule-armadio verticale organizzato internamente con appendiabiti e cassetti che consente ai viaggiatori di trasportare il proprio guardaroba senza dover disfare i bagagli una volta giunti a destinazione.

I suoi clienti ne sono entusiasti: tra loro ci sono personaggi del calibro di John Davison Rockefeller, Sarah Bernhardt e persino Frédéric Auguste Bartholdi. Pare che quest’ultimo se ne sia fatto costruire uno su misura per spedire a New York il delicato prototipo in argilla della Statua della Libertà.

Louis Vuitton escogita anche una soluzione per proteggere il contenuto dei bauli. Nel 1886, insieme al figlio Georges, crea un innovativo sistema di chiusura a cinque tamburi a molla: una serratura talmente efficace che gli permette addirittura di sfidare, a mezzo stampa, il celebre escapologo Harry Houdini. La sfida non fu mai raccolta, ma l’efficacia di questo sistema - utilizzato tuttora - non è mai stata messa in discussione.

Quella contro i falsi è una lotta che accompagna il marchio Louis Vuitton sin dai suoi albori. Imitazioni e copie dei suoi bauli erano molto diffuse già allora. Per contrastare il fenomeno, nel 1872 l’imprenditore sostituisce la tela impermeabile grigia con una a righe verticali rosse e beige. Il cambiamento si rivela insufficiente e porta alla nascita, nel 1888, del noto motivo a scacchi “Damier”, accompagnato dalla dicitura “marque L. Vuitton déposée”.

Risale invece al 1896 il celeberrimo “Monogram”, creato da Georges dopo la morte del padre: un pattern in cui le lettere LV si alternano al disegno di un quadrifoglio e a quello del suo negativo, tema probabilmente ispirato alle decorazioni realizzate anni prima da Louis sulle piastrelle della cucina della casa di famiglia ad Asnières.

Il patron muore il 27 febbraio del 1892, lasciando le redini del brand al figlio Georges, che da Louis ha ereditato anche la straordinaria caparbia e l’indole visionaria.

Sarà lui - e in seguito i nipoti - a espandere il brand oltre i confini europei e soprattutto a portare avanti le numerose innovazioni. In primis la linea di travel bags e handbags alla quale il fondatore aveva cominciato a lavorare negli ultimi anni della sua vita, intuendo ancora una volta i bisogni e i desideri di un mondo in evoluzione.